Periferie esistenziali. L’innovazione artistica del flusso di coscienza
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Gianluigi Mangiapane, Valentina Sant

Periferie esistenziali. L’innovazione artistica del flusso di coscienza

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Introduction

Periferie esistenziali. L’innovazione artistica del flusso di coscienza. L'arte dei pazienti psichiatrici: da studio scientifico a ispirazione per Surrealismo e Art Brut. Scopri il riconoscimento di questo patrimonio "periferico", esposto alla Biennale.

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Abstract

Attraverso una collezione dell'Università di Torino, composta da opere realizzate da pazienti psichiatrici tra Ottocento e Novecento, si ripercorre la storia delle produzioni artistiche “manicomiali” che, da oggetto di interesse scientifico, divennero fonte di ispirazione per movimenti artistici e letterari del Novecento come il Surrealismo e il Modernismo, attratti dalla creatività dei “folli”. Hans Prinzhorn, con il volume Bildnerei der Geisteskranken edito nel 1922, influenzò personalità come André Breton e Jean Dubuffet: quest'ultimo coniò nel 1945 il termine Art Brut per descrivere l'arte spontanea dei marginali, riconosciuta oggi a livello internazionale. Questo patrimonio, spesso considerato “periferico”, nel tempo ha guadagnato riconoscimento grazie a curatori come Roger Cardinal e Bianca Tosatti; attualmente l'interesse per queste espressioni artistiche si riflette in manifestazioni mainstream come la Biennale di Venezia, che ha messo in luce artisti outsider, mostrando la rilevanza di queste opere nel contesto socio-politico e culturale contemporaneo.


Review

Questo saggio si propone di esplorare il significativo percorso dell'arte prodotta in contesti psichiatrici, tracciandone l'evoluzione da semplice oggetto di studio scientifico a potente fonte di ispirazione per movimenti artistici e letterari del Novecento. Partendo da una specifica collezione dell'Università di Torino, l'autore si impegna a ripercorrere la storia delle "produzioni artistiche manicomiali", evidenziando come queste "periferie esistenziali" siano state progressivamente riconosciute e valorizzate. L'abstract delinea con chiarezza la portata storica e culturale del lavoro, promettendo un'analisi approfondita di un tema cruciale per la comprensione delle intersezioni tra arte, salute mentale e riconoscimento sociale. Il fulcro del lavoro sembra risiedere nell'analisi dell'influenza di figure chiave come Hans Prinzhorn, il cui volume *Bildnerei der Geisteskranken* ha aperto la strada a nuove prospettive, e Jean Dubuffet, che con la coniazione del termine Art Brut nel 1945 ha formalizzato il riconoscimento dell'arte spontanea dei marginali. L'abstract evidenzia efficacemente come movimenti come il Surrealismo e il Modernismo fossero attratti dalla creatività "dei folli", segnalando un rovesciamento della prospettiva da patologica a estetica. Il saggio prosegue fino all'attualità, menzionando il ruolo di curatori come Roger Cardinal e Bianca Tosatti e la crescente visibilità di queste espressioni in manifestazioni mainstream come la Biennale di Venezia, sottolineando la loro rilevanza nel contesto socio-politico e culturale contemporaneo. Complessivamente, il saggio si presenta come un contributo potenzialmente illuminante e tempestivo all'arte storia, alla psicologia dell'arte e agli studi culturali. La narrazione proposta, che va dalla marginalizzazione iniziale al riconoscimento internazionale, sfida le convenzionali gerarchie estetiche e sollecita una riflessione profonda sul concetto di "periferia" e "centro" nell'arte. Per la sua completezza storica e la sua capacità di connettere passato e presente, questo lavoro ha il potenziale di arricchire notevolmente il dibattito su come l'arte possa emergere e trovare valore al di là delle convenzioni stabilite, offrendo nuove prospettive sulla creatività umana e sulla sua percezione sociale.


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