La casa come luogo di produzione di capitale: il femminismo del salario al lavoro domestico negli anni Settanta
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Martina Gabrielli

La casa come luogo di produzione di capitale: il femminismo del salario al lavoro domestico negli anni Settanta

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Introduction

La casa come luogo di produzione di capitale: il femminismo del salario al lavoro domestico negli anni settanta . Esplora il femminismo del salario al lavoro domestico negli anni '70, analizzando l'esperienza italiana e la sua rete transnazionale. Ridefinisce il lavoro, connettendo genere, classe e razza.

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Abstract

Questo saggio analizza il femminismo del salario al lavoro domestico, emerso negli anni Settanta, con particolare attenzione all’esperienza italiana e alla rete transnazionale sviluppata attorno a questa proposta. Il movimento, che riconosceva le mura domestiche come spazio di sfruttamento e il lavoro domestico come attività produttiva, mirava a politicizzare la sfera privata, ponendo le casalinghe come soggetti rivoluzionari. A partire dalla proposta di retribuzione per il lavoro domestico, elaborata da figure come Selma James, Mariarosa Dalla Costa e Silvia Federici, il saggio ricostruisce la nascita di collettivi, pratiche militanti, e teorie che si svilupparono in maniera transnazionale, mettendo in luce il contributo di questa corrente alla ridefinizione del concetto di lavoro e alle connessioni tra genere, classe e razza, evidenziandone sia il potenziale trasformativo sia i limiti. Pur non ottenendo il salario rivendicato, il movimento ha lasciato un’eredità teorica ancora centrale nei femminismi contemporanei.


Review

Questo saggio offre un'analisi avvincente del femminismo del salario al lavoro domestico (WfH), emerso negli anni Settanta, con un focus mirato sull'esperienza italiana e sulla rete transnazionale che si è sviluppata attorno a questa proposta radicale. L'abstract delinea efficacemente i principi cardine del movimento: la rilettura delle mura domestiche come spazio di sfruttamento e del lavoro domestico come attività produttiva, con l'obiettivo primario di politicizzare la sfera privata e elevare le casalinghe a soggetti rivoluzionari. La promessa di ricostruire la nascita di collettivi, pratiche militanti e teorie a partire dalle elaborazioni di figure chiave come Selma James, Mariarosa Dalla Costa e Silvia Federici suggerisce un'esplorazione ricca e ben contestualizzata di un periodo cruciale per il pensiero femminista. Il punto di forza centrale di questo lavoro risiede nella sua capacità di evidenziare il contributo fondamentale del WfH alla ridefinizione del concetto di lavoro e all'articolazione delle connessioni intrinseche tra genere, classe e razza. L'abstract promette un'analisi sfumata, riconoscendo sia il potenziale trasformativo del movimento sia i suoi limiti, un approccio essenziale per una comprensione completa della sua eredità. Nonostante il salario rivendicato non sia stato ottenuto, l'enfasi sulla duratura eredità teorica del movimento per i femminismi contemporanei sottolinea la pertinenza continua di questa corrente, posizionando il saggio come un contributo significativo alla storia del femminismo e agli studi sul lavoro. Il titolo, "La casa come luogo di produzione di capitale," preannuncia una profonda indagine sul modo in cui la sfera domestica sia stata concettualizzata come parte integrante del sistema capitalistico. Sebbene l'abstract si concentri sulla politicizzazione e il riconoscimento del lavoro, l'analisi di come il lavoro domestico generi capitale sarà un aspetto particolarmente rivelatore. Questa riscoperta storica del lavoro domestico come sito di sfruttamento e potenziale agenzia rivoluzionaria rimane estremamente attuale, offrendo preziose prospettive sui dibattiti contemporanei riguardanti il lavoro non retribuito, la riproduzione sociale e le intersezioni del potere all'interno delle strutture capitalistiche odierne. Questo saggio si preannuncia come un'aggiunta fondamentale alla letteratura accademica.


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